Nei giorni scorsi, si è tenuta a Roma la riunione per l’area ex Cementir di Bagnoli, la Cabina di regia ha approvato la transazione con il gruppo Caltagirone e tra le novità fondamentali sulla colmata c’è una soluzione diversa dalla rimozione.

La Holding Caltagirone è proprietaria di 7 ettari dei suoli ex Cementir, secondo quanto appreso passerebbero ad Invitalia che andrebbe avanti con la bonifica. Il prezzo di acquisto dovrebbe pareggiare gli oneri di bonifica in una sorta di compensazione, i suoli in cambio del risanamento; a parte, invece, ci sarebbero i costi di abbattimento dei manufatti esistenti che comunque pagherebbe lo stato. Una volta chiusa questa transazione, con Basi 15, per completare la rigenerazione dell’area di Bagnoli- Coroglio, servirebbero 1.2 miliardi di euro, a cui si aggiunge un impianto di trattamento delle acque di falda ed un parcheggio, però, secondo la Cabina di regia, portare avanti i contenziosi bloccherebbe per altri anni quella zona. Ricordiamo che pendono tre giudizi amministrativi tra commissariato di governo, la Basi 15 e Invitalia, attuatore del programma di rilancio dell’ex sito industriale.

Il Sindaco Manfredi lo scorso gennaio, in consiglio comunale, sembrava aver già predetto la situazione:

“Il pluriennale contenzioso con la società Basi15 si sta indirizzando verso una composizione transattiva i cui contenuti saranno affinati nelle prossime settimane al fine di sottoporre il possibile testo di pre-accordo all’attenzione della Cabina di regia“.

Il gruppo Caltagirone si è sempre proclamato non responsabile per l’inquinamento dei suoli, attribuendo la contaminazione ai processi industriali dell’area ex Ilva confinante con i propri terreni. I suoli trasferiti a Basi 15 nel 2005 facevano parte di un’altra società del gruppo Caltagirone. Per quanto riguarda la colmata, di 195.000 mq, risulta provenire fabbrica siderurgica, una legge del 1996 ne impone la rimozione, ma come è ben noto questa operazione non è stata mai portata a termine. Negli ultimi anni si è parlato, invece, non di rimozione ma di “eventuale messa in sicurezza”, ovvero, sigillarla per evitare rischi ambientali, occorrerebbe una modifica normativa, la colmata diverrebbe una piattaforma utile alla balneazione direttamente sul mare, anche qui i costi sono in fase di valutazione e servirebbe capire se Palazzo Chigi si prenderebbe il carico.

 

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