La IV sezione civile del tribunale di Napoli ha condannato Tangenziale di Napoli spa alla realizzazione dell’aumento della copertura delle barriere e degli assorbimenti acustici, con strutture più performanti, nel tratto compreso tra le uscite di Fuorigrotta e dei Camaldoli. Nel dettaglio, la sentenza stabilisce che la società realizzi una copertura con pannelli assorbenti delle pareti verticali in calcestruzzo in corrispondenza di via Po, coprendo i tratti più critici.

Ma si tratta solo dell’ultimo tassello di una vicenda che parte da lontano. Già nel 2008, infatti, Tangenziale spa, dopo alcuni accertamenti realizzati dall’Asl e dall’Arpac, era stata invitata ad apporre dei rimedi affinchè si potessero riportare le immissioni nei limiti di legge.

Ancora, nel 2000, il Comitato Vivibilità e tranquillità (che radunava le famiglie residenti intorno al viadotto del Lupo) aveva incontrato l’allora giunta Iervolino, in un primo tentativo di affrontare il problema dell’ambiente insalubre caratterizzato da rumori ed emissioni inquinanti, creato dalla presenza della Tangenziale. All’epoca, il consulente tecnico aveva accertato che il caos acustico generato dallo scorrimento dei veicoli era stato semplicemente spostato verso l’alto, peggiorando il problema, dato che le barrieri esistenti erano di materiale scadente e non in grado di assorbire efficacemente il rumore.

Infine, nel 2012, alcuni proprietari di immobili prospicienti alla Tangenziale, lamentavano l’intollerabile presenza di emissioni sonore ed esalazioni di gas provenienti dall’asse viario. Si trattava delle zone di via Piave, via Po, via San Domenico, dove insistono parchi e proprietà privati.

L’ultima fase di questa lunga vicenda, come scritto, è stata ufficializzata ieri, con la sentenza di condanna del tribunale di Napoli.

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