E’ il ventennio fascista a segnare il destino di “Forerotta”

 

 

Fuorigrotta oggi è uno dei quartieri più popolati di Napoli. Conta la Mostra d’Oltremare, i poli universitari, edifici, plessi, lo Stadio San Paolo che ne fanno un’area ad alto interesse culturale. E di altrettanto valore è la storia di questo quartiere. In passato, questa era una zona rurale che contava due rioni, il Paolina e il Castellana, oggi del tutto scomparsi.

 

Il nome Fuorigrotta deriva dal termine napoletano “Forerotta“, cioè “fuori la grotta“. Evidentemente il riferimento è ai collegamenti tramite grotta che la congiungono a Mergellina. Quei, chiamiamoli così, tunnel, oggi sono percorribili in automobile.

 

Attualmente alcune grotte sono ancora visibili. Troviamo ad esempio, la Crypta Neapolitana, realizzata in epoca romana, in parte visitabile nel Parco Virgiliano, lì dove si trovano le tombe di Virgilio e di Leopardi, a Piedigrotta.

 

Altre due sono in uso: parliamo della Galleria Laziale e del tunnel delle IV Giornate. La prima risale al 1927, quando fu aperta al traffico via Nuova Bagnoli, era destinata ad unire lo stabilimento Ilva alla Riviera di Chiaia.

 

Prima degli anni ’20, Fuorigrotta era una zona dal carattere sostanzialmente agricolo. Fu il periodo fascista a lanciare i primi massicci interventi urbanistici che hanno portato alla costruzione del Viale di Augusto e soprattutto della Mostra d’Oltremare, all’ampliamento del rione Duca d’Aosta, alla chiesa di Santa Maria Immacolata e alla costruzione del rione Miraglia.

 

Sempre nel ventennio fascista, i viali voluti dal regime si ispiravano alla Roma antica, tipo il citato viale Augusto, via Giulio Cesare, via Caio Duilio.

 

E così arriviamo alla demolizione dei due quartieri Castellana e Paolina. Siamo nel 1931 e Mussolini sceglie Napoli per la costruzione della Mostra triennale delle terre italiane d’Oltremare. Parte una immensa bonifica della zona. Nel 1939 vengono abbattuti i fabbricati del rione Castellana, situato tra le odierne via Campegna e via Giulio Cesare. Rimangono in strada 15mila persone, senza che si pensasse ad alcun alloggio sostitutivo.

 

Nello stesso periodo scompare anche il rione Paolina che annovera le case più antiche, risalenti al Seicento. Qui si trovava ubicata, tra le altre, l’ex caserma degli spagnoli.

 

L’insediamento più intensivo arrivò, però, negli anni 50 e 60, quando le ultime masserie, baluardi del passato agricolo della zona, scomparvero del tutto, in favore di un’edilizia moderna e residenziale che fa di Fuorigrotta l’attuale quartiere così come noi oggi lo conosciamo.

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