Un tempo la conca di Agnano ospitava un lago di origine vulcanica. Lo specchio d’acqua fu riserva di caccia dei Borbone e tappa del Grand Tour per la bellezza del posto e per presenza di rari fenomeni geofisici. Nonostante le attrattive e le attività economiche che il lago consentiva, il 28 ottobre del 1870 si decise di prosciugare l’intero bacino.
Per quali motivi? Lo abbiamo chiesto ad Aldo Cherillo, cultore di storia locale che da anni ha iniziato un’azione culturale per far conoscere le vicende di Agnano e dell’area flegrea. Ha pubblicato articoli e ha organizzato eventi per ricordare il passato della conca.
di Ciro Biondi
Innanzitutto sappiamo che il lago non è molto antico. Come nacque?
“Il lago nacque per effetto del bradisismo. Grazie all’abbassamento del suolo intorno all’anno Mille affiorarono le sorgenti che, per il terreno argilloso, formarono il lago. Il lago fu riserva di caccia reale fino all’Ottocento. Ferdinando II di Borbone vi costruì una casina, abbattuta solo nel 1964”.
E poi il lago diventò presto un luogo importante nel processo di produzione della canapa…
“Dal centro di Napoli nel XV secolo fu spostata nel lago la macerazione della canapa e del lino. Però l‘infusione delle piante era causa della formazione di miasmi, ritenuti responsabili di febbri malariche. Numerose proteste degli abitanti dei luoghi portarono a progettarne la scomparsa. Ed ora una curiosità storica. I frati Cappuccini di San Gennaro, chiesero e ottennero dal Comune di Pozzuoli un posto dove edificare la nuova sede, perché infastiditi dai miasmi provenienti da Agnano. Il nuovo convento alla fine del Settecento fu edificato sul lungomare, laddove in seguito fu realizzato lo storico ristorante “Vicienzo ‘a Mmare”. La zona viene chiamata ancora oggi “Cappuccini”.
Quindi il lago diventò un problema… da eliminare!
“Il lago fu prosciugato nel 1870, dopo cinque anni di lavoro, attraverso un traforo che dalla Conca raggiungeva il lungomare di Bagnoli. Ancora oggi le acque da Agnano attraversano quel canale e si riversano nello spazio tra il cosiddetto Dazio e il Lido Fortuna, all’altezza della parrocchia san Pasquale”.
E dopo il prosciugamento ci furono delle sorprese…
“Con il prosciugamento vennero fuori oltre settanta sorgenti termominerali, presenti ancora oggi. Per evitare un impaludamento furono realizzati canali di bonifica, tuttora funzionanti e che convogliano a mare circa dieci milioni di litri di acqua il giorno. La scoperta delle fonti diede inizio alla straordinaria epoca del termalismo napoletano. La seconda sorpresa fu l’affiorare dei resti di un tempio Greco del IV-III secolo a.C. che possono far considerare il sito come l’impianto termale più antico dei Campi Flegrei. Recenti scoperte archeologiche condotte dal professore universitario napoletano Marco Giglio, grazie al ritrovamento di un frammento di un vaso di epoca ellenistica, fanno ritenere che il tempio fosse dedicato ad Igea. Interessanti studi in proposito sono ancora in corso”.
Lei ha anche riscoperto una canzone dedicata al lago…
“Ho ritrovato una canzone di circa un secolo fa, “Agnano” scritta da F. Mario Russo e musicata da Remo Remi nel 1925. È una rievocazione del glorioso passato dell’amena località. Ho ritrovato fortunosamente lo spartito nella Biblioteca di Storia Patria al Maschio Angioino. L’abbiamo riproposta con il Gruppo Musicale “I Cantori Popolari” di Bagnoli di Vincenzo Boccardi”.
Come si può fare per coinvolgere i cittadini a scoprire questo patrimonio?
“Si può fare molto. L’associazione Lux in Fabula attraverso incontri culturali con i cittadini e convegni nelle scuole del comprensorio flegreo insieme al Museo del Mare di Napoli diretto dal professor Antonio Mussari, sta divulgando la memoria storica dei luoghi, favorendo la conoscenza e quindi la tutela dei siti flegrei”.