Il “Diego Armando Maradona”, regno anche dell’avifauna urbana

di Rosario Balestrieri

 

La grossa struttura ovale, che si solleva come un cratere di metallo nel quartiere Fuorigrotta, fu costruita negli anni ‘50 e chiamata Stadio del Sole. Successivamente, nel 1963, fu ribattezzata Stadio San Paolo e, alla fine dell’anno scorso, intitolata a “Diego Armando Maradona”. Una costruzione, che ha trasformato questo stadio nell’epicentro del mondo del calcio, facendolo esplodere più volte di gioia, come uno dei vulcani dei Campi Flegrei in cui è ubicato.

Un luogo, che nel tempo ha assunto tanti significati, magico per i napoletani e noto agli appassionati di sport di tutto il mondo. È simbolo di tante cose: sport, tifo, passione, riscatto. Lo stadio “Diego Armando Maradona” di Napoli, tuttavia, non ospita solo ricordi speciali, che hanno segnato la storia del calcio, ma accoglie anche numerose specie, che trovano fra gli spalti e il campo, la loro casa o meglio, il loro sito di nidificazione.

Sul rettangolo verde, non sono solo i sogni dei tifosi a prendere il volo, ma anche l’avifauna urbana. Infatti, l’imponente struttura dello stadio, durante tutto l’anno, e soprattutto durante la fase di nidificazione, è una sorta di hotspot ornitologico della città di Napoli, per tutte quelle specie dette “rupicole”.

La facciata esterna della curva sud, ad esempio, è stata scelta da una coppia di falchi, gheppi per l’esattezza, che sulla parte più alta ubicano il nido e schiudono i piccoli che poi voleranno sul quartiere, fino a quando si disperderanno per trovare a qualche chilometro o molto lontano il loro posto nel mondo.

Più giù rispetto al nido dei falchi, c’è una colonia di taccole, un piccolo corvo nero dagli occhi azzurri e dalla spiccata intelligenza. L’etologo Konrad Lorenz, le studiò approfonditamente e descrisse alcuni dei loro comportamenti più particolari e anche le loro notevoli capacità di apprendimento.

Altri uccelli coloniali, che animano lo stadio, anche in assenza di eventi sportivi, sono i rondoni, precisamente due specie: rondone comune e rondone maggiore. Sono spesso confusi con le rondini per le ali a falce e la coda biforcuta, ma in realtà sono molto diversi. Infatti, i rondoni hanno le zampe molto più corte, tanto da non riuscire a prendere il volo da terra. Per questo motivo, sono perennemente in volo, cacciano in volo, si accoppiano in volo, bevono e dormono volando. Solo gli aspetti dedicati alla nidificazione sono obbligati in un punto fermo: di norma una cavità posta in alto da cui entrare in volo ed uscire lanciandosi nel vuoto. In estate, in terra dello stadio, è facile imbattersi nei piccoli a cui è andato male il primo volo, di solito fermi, pigolanti ad ali aperte. Non hanno nessuna speranza di sopravvivere e per questo vanno soccorsi portandoli al CRAS del Frullone, che li riabilita e libera gratuitamente.

In questo periodo, la mattina all’alba, prima dei rumori e quindi del risveglio della città, chi fa footing intorno allo stadio, può sentire un verso melodioso e poetico proveniente dalla parte sommitale della struttura: è il canto del passero solitario, reso celebre dalla poesia di Leopardi. Questo uccello svetta dalle sommità e, impettito, canta sfoggiando la sua livrea azzurra, proprio in linea con i colori della squadra.

Ci sono tante altre specie che vivono nello stadio dedicato a Maradona, una sorta di angeli alti e laici, spesso invisibili alla maggioranza delle persone, che rivelano il loro messaggio di biodiversità a chi si ferma e prova a sentire e ad osservare con maggiore attenzione quello che ci circonda.

 

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