Il debutto venerdì 28 ottobre con “Il mio amico D. “, vincitore del Premio Fuoriluogo. Con Pietro Tammaro, regia di Luca Saccoia  

 

Presentata giovedì 20 ottobre al Teatro Serra di Napoli, la rassegna “Campi Ardenti”, stagione teatrale 2022/2023 dello spazio culturale di Fuorigrotta (in Via Diocleziano 316, adiacente l’Osservatorio Vesuviano) che propone un cartellone all’insegna della nuova drammaturgia contemporanea. Dodici spettacoli e altrettanti fine settimana (venerdì e sabato ore 20:00, domenica ore 18:00. Info e prenotazioni: 347.8051793, teatroserra@gmail.com), da ottobre ad aprile, per un’offerta che spazia dal teatro classico alle nuove narrazioni, dal teatro danza, alla stand-up comedy, per interpellarci direttamente sul presente e sul futuro, sulle eterne istanze di giustizia e libertà, attraverso la rilettura di miti antichi e recenti e il racconto delle di personaggi emblematici, eroi del proprio tempo, che hanno saputo piegare il Destino e riscrivere la Storia. Fosse anche solo di un’arte, o di una disciplina.

 

Si comincia venerdì 28, sabato 29 e domenica 30 ottobre, con “Il mio amico D.”, testo vincitore del Premio Fuoriluogo, con Pietro Tammaro per la regia di Luca Saccoia. Il racconto di un ragazzo e con lui di un’intera generazione, cresciuta nel mito di Diego Armando Maradona, figura mitica, eppure terrena, segno di speranza di cambiamento e sogno di un futuro migliore per tutti i “fortunati ragazzi a colori degli anni ‘80”.

 

Dall’11 al 13 novembre sarà di scena lo spettacolo “Tutto esaurito” regia e drammaturgia di Rodolfo Fornario con Ciro Scherma e Valeria Esposito. Voci fuoricampo di Oscar di Maio, Benedetto Casillo e Gina Perna. Distribuzione, Olimpia Panariello. Gabriele De Angelis è un attore sulla cinquantina che stenta a vivere del proprio lavoro; esasperato decide di rapire la figlia dell’Assessore alla Cultura della sua città e di chiudersi in un piccolo teatro. Il riscatto è rappresentato da 45 minuti di diretta nazionale. Uno spettacolo comico, sul filo dell’ironia ma dai contenuti tutt’altro che leggeri, con una conclusione inaspettata. Come inaspettate sono le riflessioni di un altro attore in difficoltà, protagonista di “In fondo al pozzo”, in programma dal venerdì 25 a domenica 27 novembre, lavoro scritto e diretto da Mauro Palumbo, interpretato da Antonio Buonanno, che strizza l’occhio alla stand-up comedy con inserimenti dal teatro classico e da Shakespeare. Il pozzo, come metafora di un luogo tranquillo della nostra anima, ma cosa accade se, un giorno lo ritroviamo arido, secco? È il pretesto dell’autore per affrontare, attraverso il concetto di vuoto interiore, la crisi di un attore che decide di cambiare mestiere, cimentandosi con i lavori della GIG Economy e i punti di vista di vari lavoratori. Alla fine, troverà le motivazioni per continuare a fare l’attore.

Dicembre e gennaio, offrono l’occasione per una serie di ritorni al Teatro Serra. Come quello di Giulia Piscitelli che dal 2 al 4 dicembre ripropone La misteriosa scomparsa di Vu”, liberamente ispirato a Stefano Benni: la crisi universale di una donna alla ricerca di se stessa. Aliena in un mondo concepito dagli uomini, si è confinata in casa e non riesce neanche più ad uscire senza avere crisi di panico o picchi acuti di depressione. Con il pubblico, in una sorta di auto-seduta psicoanalitica, cercherà di rimettere insieme tutti questi pezzi. Uno in particolare. Nel week-end prenatalizio del 16, 17 e 18 dicembre, torna al teatro di Fuorigrotta – da autore, dopo aver partecipato ai provini per il Premio Serra-Campi Flegrei – Antonio Santangelo, con “Priamo” dedicato alla figura del vecchio re troiano dell’Iliade che vede distruggere la propria città e morire i suoi figli; compreso l’erede al trono Ettore, ucciso da Achille, al quale si rivolge per riavere indietro il corpo del figlio, per poterlo seppellire e piangere. Uno spettacolo di teatro, al tempo stesso fisico e di prosa, che affronta il tema della gestione della responsabilità del padre nella dimensione intima e personale dell’uomo e quella esterna e sociale del sovrano. Quali sono le previsioni e le profezie inascoltate, del nostro tempo? Una è, senz’altro, la deriva liberista della globalizzazione. Nel solco di altre messinscene sulla contemporaneità e i rapporti tra popoli e potere, durante il week-end dell’Epifania, dal 6 all’8 gennaio, Riccardo Pisani dirigerà Maria Guida in “Cassandra o della rivoluzione mancata” ispirato a Christa Wolfe. Una giovane militante noglobal, una donna emancipata, che rifiuta di essere solo l’appendice di un uomo, in opposizione a un mondo dominato da logiche di sopraffazione, rivive le tappe – dal Global Forum di Napoli, al G7 di Genova – che hanno smantellato il “Movimento dei movimenti” che denunciava i gravi rischi umani e ambientali della globalizzazione. E ritornano al teatro, dopo dieci anni, Vittorio Adinolfi e Nicola Guarino, in scena dal 20 al 22 gennaio, con “Coppia aperta quasi spalancata”, testo di Franca Rame e Dario Fo che indaga la dimensione dell’ipocrisia borghese attraverso la lente del contratto matrimoniale.

 

 

Mentre il 3-4-5 febbraio protagonista è la danza, con Chiara Alborino e Fabrizio Varriale (voce fuori campo di Kalina Giorgieva) interpreti di “Urgente restare”, evento di teatro che racconta l’incontro di due anime attraverso le evoluzioni della danza, con le sue accelerazioni, sospensioni, avvicinamenti e allontanamenti. Una poesia del corpo, di urgente e ostinata bellezza. Come l’amore. Dal 17 al 1 9 febbraio torna al Teatro Serra, come autrice e regista, dopo aver vinto da attrice la prima edizione del “Premio Serra-Campi Flegrei”, Francesca Fedeli con “Monica o∂ella libertà”. Pièces dedicata a Monica Vitti – nell’anno della sua scomparsa – per dare voce ad una figura femminile, interpretata da Martina Carpino, che ha saputo cambiare i costumi del proprio Paese. Una miscellanea di ‘pezzi’ della sua vita, dalle interviste, ai personaggi dei suoi film, per creare qualcosa di nuovo e segreto. Un tentativo di evocarla, come si fa con un profumo, un ricordo lontano, un’emozione.

 

La figura semisconosciuta di Giuseppe Bozzuto pioniere della Medicina vissuto a Napoli nel 1656, l’anno della grande peste è al centro dello spettacolo di Antimo Casertano autore e attore ne “Il costo delle bugie” (dal 3 al 5 marzo). È il racconto di chi quella pestilenza l’ha vissuta e tentando di combatterla. Una vicenda umana e professionale lontana eppure ancora attualissima, densa di tante, troppe analogie (politiche, sociali ed umane) con l’attualità. “HEDDA NON DEVE MORIRE” di Clio Cipolletta, in cartellone dal 24 al 26 marzo, rappresenta una riscrittura moderna dell’“Hedda Gabler” di Ibsen. La protagonista è una donna agiata, cresciuta nel mito del successo. Ma qualcosa si rompe e la protagonista decide di farla finita con un colpo di rivoltella spararsi. Toccherà al pubblico cercare di dissuaderla e convincerla che tutti meritiamo di avere ancora orizzonti cui guardare. E finali aperti in cui indugiare. “Raccontando Piazzolla”, è un lavoro che tratteggia, attraverso aneddoti, interviste, appunti e lettere dei suoi collaboratori, il ritratto di un uomo severo, duro, esigente. Un artista che ha portato avanti la sua dichiarazione d’amore alla musica spogliata da ogni contesto politico, sociale o geografico. Scritto diretto e interpretato da Melissa Di Genova, musiche dal vivo eseguite da Michele Storti e Giulia Martiniello, chiuderà la stagione dal 28 al 30 aprile.

 

 

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