A cura di Roberto Perna
Per la nostra rubrica Salute, oggi ci occupiamo di ictus. Meglio conosciuto come insoluto cerebrovascolare, si verifica quando una scarsa profusione sanguigna provoca la morte delle cellule nervose.
Esistono due tipi di ictus: quello ischemico e quello emorragico. Il primo è dovuto alla mancanza del flusso di sangue, mentre il secondo è causato da un sanguinamento interno. In entrambi i casi, una porzione di cervello diventa incapace di funzionare correttamente. Uno o più arti smettono di funzionare, e, nei casi più gravi, i 4 arti non riescono più a muoversi.
Nei casi emorragici dopo l’intervento chirurgico bisogna dare sfogo a quell’accumulo di sangue che potrebbe compromettere le funzioni cerebrali: nel giro di pochi giorni bisogna sottoporre il paziente ad una fisioterapia perché il grado di recuperabilità è tanto più alto, quanto la precocità stessa dell’intervento. Questo grado tiene conto anche di altri fattori come la soggettività del paziente, e, non da ultimo, il grado culturale che ne determina l’impegno e la collaborazione.
Esistono anche forme più lievi di attacchi ischemici: si chiamano tecnicamente T.I.A. cioè attacchi ischemici transitori e non riportano conseguenze permanenti per il paziente che ne è colpito.
Precisiamo che l’aspetto più importante che caratterizza le cellule nervose è che si tratta delle uniche non in grado di riprodursi, per cui non sono in grado di rigenerarsi. Ma dovranno essere altre cellule di altre aree cerebrali a doversi fare carico delle funzioni perdute. Questo processo di ri-apprendimento è compito del fisioterapista che con tecniche e metodiche precise lavorerà sugli aspetti necessari, come la conservazione delle funzioni degli arti colpiti, il mantenimento di tono e il trofismo muscolare, attraverso impulsi elettrici erogati da elettromedicali, dove non vi siano particolati controindicazioni.
Il fisioterapista infine rieduca il paziente allo schema motorio, lavorando sulla postura con lo scopo di farlo ritornare a una qualità di vita accettabile, nel peggiore dei casi portando il malato, anche se diversamente abile, ad avvalersi di presidi di natura medico ortopedico, come i bastoni tripodi deambulatori.
In base all’entità del danno da ictus e all’area cerebrale interessata, si possono recuperare in tutto o in parte le funzionalità che gli arti superiori hanno perduto, attraverso processi mentali neurologici molto più elaborati.