Una storia intima e misteriosa, incastonata ad hoc nel gioiello barocco partenopeo per eccellenza. È “Blusansevero”, performance site specific, ideata e diretta dall’artista Mauro Maurizio Palumbo, che dal 21 al 23 novembre (ore 20.30) prenderà forma nei suggestivi spazi del Museo Cappella Sansevero. Un evento unico – ispirato da recenti ricerche condotte dall’Università degli Studi di Bari e dalla relativa attribuzione dell’invenzione del blu artificiale al Principe Raimondo di Sangro -, frutto del desiderio di trasformare in performance un dato scientifico.

“Blusansevero è un’idea che prende forma… diventa corpo, colore, proprio nel tempio delle sperimentazioni, capolavoro riconosciuto in tutto il mondo – spiega Mauro Maurizio Palumbo (nelle foto di Anna Abet) -. È qui che gli spettatori, per tre sere, diventeranno coautori dell’azione entrando a far parte di un esperimento emozionale basato sulle suggestioni tra il luogo e l’interazione performativa… ritrovandosi immersi in un gioco dell’anima, in una triangolazione ripetuta e capovolta, che rievoca ciò che è visibile e ricerca ciò che non lo è”.

Una narrazione – coprodotta da Museo Cappella Sansevero ed Ente Teatro Cronaca – che utilizza il linguaggio del corpo, in una costruzione scenica sospesa tra il visivo e il sonoro, con l’ausilio della voce del soprano drammatico Ilaria Tucci e le note del Maestro Ciro Riccardi alla tromba.

Partendo dall’iconografia della statua del Cristo velato, protagonista indiscussa del tempio della sperimentazione settecentesca, il progetto intende portare all’attenzione dell’osservatore non solo il bianco e venato marmo che la contraddistingue, ma anche il blu oltremare. Recenti ricerche hanno, infatti, dimostrato che fu proprio il Principe di Sansevero a produrre per primo il lapislazzuli artificiale utilizzato per la cornice dell’altare maggiore: scoperta nata dall’esigenza di sostituire il costoso pigmento mantenendo però lo stesso effetto di intensità. L’invenzione del principe sarebbe avvenuta più di cinquant’anni prima di quella attribuita a Jean-Baptiste Guimet, chimico francese che nel 1828 riuscì per la prima volta, ufficialmente, a sintetizzare l’oltremare. E più di dieci anni prima del resoconto siciliano di Goethe, il più antico indizio della produzione artificiale di tale pigmento.

Da qui l’ispirazione di Palumbo per Blusansevero, performance nata con l’intento di creare un dialogo tra la dinamicità del movimento e la monumentalità del marmo, in un tempo sospeso tra l’esigenza di raccontare e la necessità di scoprire e riscoprire.

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