di Tommy Totaro

 

 

Porta la firma del virtuoso artista campano Vittorio Valiante, “Acqua”, lo splendido murale lungo circa 20 metri, “affiorato” qualche giorno fa su un muro dell’ex base Nato di Bagnoli, sulla collina di San Laise.

Un bel progetto, messo a punto dal collettivo Tramandars, che si pone l’obiettivo di indagare la sorte di un luogo quando perde la sua precedente funzione. In questo caso, quello di cittadella militare completamente autonoma.

La grande opera muraria, intende rappresentare quella goccia, che apre gli spazi alla cittadinanza. Non a caso, il murale è simbolo di quell’arte popolare, che ha in sé la forza autentica della libertà. Arte, non più appannaggio esclusivo dei sovrani, celebrativa del blasone del censo e del casato, ma espressione della sovranità pubblica, dell’impegno comune di conquista e utilizzo degli spazi cittadini. Non più affreschi inaccessibili nelle stanze di palazzi nobiliari, ma immagine celebrativa dell’apertura come servizio pubblico, luogo in cui si fonda la comunità. Insomma, un’arte che ha l’ambizione di anticipare, interpretare e, soprattutto, guidare i cambiamenti della società.

Per l’occasione, Vittorio Valiante ha raccolto la sfida intercettando la vera forza militante del territorio di Bagnoli ovvero l’acqua. Luoghi, un tempo noti per le sorgenti termali. Da qui, il legame alla mitologia greca, alle ninfe, alle bellissime Nereidi, tra cui Teti, madre di Achille e personaggio mitologico dall’indomita tempra, che ha ispirato l’opera. La figura rappresentata si rifà, infatti, a questa divinità: una fanciulla dall’eccezionale bellezza dotata del dono della metamorfosi, descritta come un essere indomito, ingovernabile, refrattario, selvaggio, che lotta per essere libera, che cade vinta nelle braccia di Peleo. Ispirata da questo mito, l’opera vuole rappresentare la forza vitale dell’acqua, che libera scorre in continuo movimento e nel suo fluire esprime il totale dinamismo, il cambiamento, come la ninfa che cerca con coraggio e forza di sfuggire a un destino già scritto. L’acqua, che scorrendo rigenera, capace di crearsi una strada anche nel territorio più refrattario ed ostile. Imprevedibile, giacché distruttrice e vitale, rappresenta la più iconica forza, interprete del cambiamento, che la zona aspetta da anni.

“Il progetto – spiegano gli esponenti del collettivo Tramandars – nasce dall’esigenza di raccontare un territorio, la storia di una città, il fascino di un luogo con la creazione di un’opera, che possa vedere congiunti l’antico e il moderno, la mitologia e la storia, la bellezza e la natura. Destinato a Bagnoli, zona anticamente chiamata Balneolum per la presenza di sorgenti termali, il presente vuole essere una testimonianza delle storie e delle memorie di questo luogo, omaggiando le acque, che hanno lavato, arricchito e curato il territorio”.

 

Foto Giuseppe Iannone

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